All’inizio fu lo step coreografato.
Mi piaceva compiere acrobazie e mille giri sullo step. Non solo era divertente, ma alla fine era anche una gara a chi sbagliava di meno e ci sentivamo tutti un po’ come nella scuola di
“Saranno Famosi”.
Poi è passata l’euforia, anche grazie a certi doloretti alle ginocchia causati dall’età che avanza.
Poi è arrivata la fitboxe.
L’adoravo, perché arrivavo a lezione incazzata come una scimmia a cui hanno pestato la coda, visualizzavo la persona da picchiare e menavo il sacco più forte che potevo.
Pum, pum, pum! A fine lezione ero di nuovo in grado di affrontare il mondo civile senza finire in galera per rissa. O, almeno, di affrontare il mondo un po' più rilassata. E mi sentivo
anche un po’ Hilary Swank ad essere sinceri.
Poi, come tutte le cose, è passata l’euforia. Continuo a farla, ma solo perché spero vanamente in una tonificazione della parte superiore del corpo.
Poi è stato il turno del pilates.
Niente sudore,
sforzo interiore, contrazioni, allungamento, bla bla bla. Un po’ noioso, ma (mi dicevo) se a madonna il pilates la mantiene così a 50 anni, chissà cosa può fare a me che ho quasi vent’anni di
meno.
Ma alla fine, causa orari improponibili, ho abbandonato.
Ma tutto questo è il passato.
La mia vera attuale fissa è ora il modernissimo ed ultratrendy Heat Program.
Voi mi direte (come fanno tutti) allibiti: “E che roba è?? Se magna???”
Facilissimo! L’Heat Program è una nuova lezione di gruppo (simile allo spinning nelle modalità) che si svolge su un tappetino magnetico che è azionato interamente dalla persona che ci sta sopra.
da qui a tempo di musica si fa jogging, power walking, trekking, si scalano salite e via discorrendo. Però non si corre mai come criceti. Tutti possono farlo, è indicato per chi ha problemi alle
ginocchia o alla schiena perché non affatica e va bene per tutte le età, purchè si sia così intelligenti da misurare lo sforzo sulle proprie possibilità. La mia vicina di tappetino è in genere
una arzilla settantenne che non si fa scappare una lezione.
Per me che adoro correre, ma che mi ritrovo con un piede invalido, è l’ideale.
E' un
allenamento molto pesante ed aerobico, avvalorato soprattutto dalla puerile speranza di salvaguardare le chiappe da una prematura vittoria della forza di
gravità.
Ma soprattutto contiene in sé una alienante voglia di continuare a farlo e genera negli adepti (perché alla fine siamo diventati una
setta) una sorta di dipendenza.
Esagerata?
Vi dico solo che ho fatto lezione (e non ero affato sola) il 31 luglio all’ora di pranzo, con il mio istruttore preferito vestito da spiaggia, con 36 gradi fuori e Maracaibo come
sottofondo.
Se non sono dipendenze queste…