E insomma sono tornata.
Ieri per la precisione, ma tornare di domenica è come regalarsi una piccola zona di decompressione dalla vacanza, fatta di lavatrici, frigorifero che fa l’eco, piante in stato di morte presunta,
amici che ti sbaciucchiano, ti cercano e ti salutano, un gatto isterico che soffre di crisi d’abbandono e congiuntivite da stress, la mamma che ti coccola e sonnacchiosi pisolini in cui ti svegli
credendo di essere ancora a Santorini.
Poi torni al lavoro, alla tua vita, alla quotidianità e ti chiedi perché.
PERCHE’.
Non per il lavoro in sé, che pure ti piace e sei anche contenta di constatare che la tua pianificazione pre-ferie ti permette di non trovare il pandemonio.
No.
Nemmeno per la tua vita in generale. Che pure ti piace.
E’ per la gente.
LA GENTE.
La gente in generale.
Che non manca mai di mostrarsi in tutta la sua stronzaggine.
E più sono stronzi, più chiedono qualcosa a TE.
Che sorridi. Accomodante.
Come al solito, certo.
E’ che tu un po’ te ne eri dimenticata, persa nell’idea di vacanza e di sorriso a 45 denti.
E all’improvviso ti ricordi del perché avevi bisogno di ferie.
Del perché eri stressata.
Quand’è che sono le prossime?