16 marzo 2010
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Sono in ferie ed approfitto.
Approfitto per rilassarmi,riprendermi il mio paese, vedere se questa primavera si decide ad iniziare davvero o
vuole ancora continuare ad ammiccare dietro il mio tergicristallo ghiacciato del mattino.
Vado in piazza a prendere il caffè, sono le dieci.
Il lago è placido dietro le casette basse. Occhieggia.
Il bar è piccolo, ma curato. Pieno di piante grasse, fiori, oggetti buffi, immagini del nostro lago e
odore di pizza.
La piazza è semideserta, i bambini a scuola o all’asilo, i grandi al lavoro.
Qualche vecchietta va a fare la spesa, altre in fila all’ufficio postale aspettano ansiose il pagamento della
pensione ciarlando di nipoti ed acciacchi. Le più “moderne” aggiustano la cofana attorno alle orecchie, come se la brezza potesse aggredire il lavoro paziente della parrucchiera. Le
altre si calcano il fazzoletto in testa stringendo il borsello, come se la loro moralità dipendesse da quello.
Un gruppo di giovanotti novantenni si accalca intorno a tre operai intenti a bucare il manto stradale con un
trapano. Li vedo, lì, intenti a dire la loro sul buco. "Bel buco, eh?". “Andava fatto lì”, “No, che dici, là”. Il capannello si anima quando uno degli operai si alza il
caschetto sulla fronte e dice qualcosa che dal bar non sento, ma che provoca agitazione e scalpiccio nel capannello. Forse, immagino, li ha mandati tutti a remare.
Dalla vetrata del bar vedo mia zia, la fioraia, sistemare piante piene di fiori colorati negli espositori lungo
la strada, sotto l’unico semaforo di tutto il comune. Sono record, questi.
“E’ pronto il caffè” mi avverte Miriam.
Sono sola nel piccolo bar arredato a isola felice, ed è un’occasione di chiacchiera. Ci conosciamo dalle
elementari, da quando alle medie io ero una ragazzina timida e sparuta e lei una delle più popolari della scuola. Ogni occasione è una rievocazione divertente: ti ricordi Tizio? E Caio? E quel
professore?e com’era vecchia quella prof! Che dici, avrà avuto 35 anni! NOOOOO!
Avevamo grandi sogni.
Lei voleva dipingere, io volevo scrivere.
La vita ci ha portato a fare altro, a mutare per sopravvivere ed adattarsi.
A sorridere se il piano del destino non coincide col tuo e poi alzargli il dito medio e fare come ci
pare.
Avevamo grandi sogni, li abbiamo ancora.