10 giugno 2004
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L'inquietudine della giovinezza, gli ideali che iniziano a formarsi, l'amore per il viaggio porteranno i due ragazzi a percorrere migliaia di chilometri, dall'Argentina al Cile, dal Perù alla Colombia al Venezuela alla scoperta di civiltà paradossalmente prossime ma sconosciute, di tradizioni dimenticate, di lingue antiche, tra le pene del popolo sudamericano, vessato da povertà e malattie, schiacciato da un capitalismo feroce che si sta imponendo e da un progresso che non esita a sopprimere ferocemente i deboli.
Il tutto condito con paesaggi belli da mozzare il fiato, dalle pianure della Patagonia alle Ande, fino ad arrivare all'Amazzonia.
Viene voglia di partire, magari con un mezzo più affidabile della Poderosa!
Il film è praticamente apolitico: chi si aspetta il Guevara stampato sulle magliette ai mercatini, prenderà una sonora fregatura.
In questo film si parla della crescita di un ragazzo, della sua presa di coscienza, del suo aprire gli occhi davanti ad un mondi diverso da come gli era stato raccontato.
Anche perché, diciamolo, il Guevara sulle magliette è un feticcio che mi indispone alquanto.
Degno di nota (momento frivolo, vi avverto prima) è il protagonista, Gael Garcia Bernal, davvero bello e bravo. Speriamo che abbia un futuro nel cinema ma che non faccia la fine di Banderas, che mi metterebbe angoscia.
E comunque,altro che Brad Pitt! Questo sì che è un uomo!