Ho sempre pensato di esserne immune, di non provarne mai.
Tutti i vizi capitali ce li ho, tranne questo! La lussuria, la pigrizia, certamente, e un po' anche degli altri. Ma questo proprio no!
Ecco di cosa mi vantavo in pubblico.
Che brava.
Sì.
E ci credevo, non era tanto per dire.
Sì, ci credevo. Credevo di esserne immune.
Credevo che fosse una vecchiaccia gobba e brutta, che passa le giornate a strapparsi serpenti dai capelli per gettarli contro gli altri.
Che occupazione utile e divertente, sì.
Costruttiva.
Certo.
Non fa per me, dicevo.
Ed invece a trentacinque anni, in una domenica pomeriggio come tante, mi sono scoperta invidiosa.
Invidiosa.
E non mi piace.
Non regala nessuna soddisfazione.
E’ come una spina infilata tra le costole.
In più non mi fa sentire orgogliosa di me stessa, mi sento sbagliata.
Invidiosa e sbagliata, che coppia.
Perché essere invidiosa come lo sono io è la via peggiore.
Vorrei essere invidiosa di una donna particolarmente magra che campa di Nutella, o del possessore di uno yacht di 100 metri.
Ma non così.
Così è troppo sbagliato.
Così sbagliato da essere peggio di un vizio capitale…